Ero rimasto solo io a Milano quell’estate. Un pugno di auto parcheggiate sotto casa e il mio vicino cinese che usciva ed entrava dall’appartamento al di là del pianerottolo ai soliti orari. Quell’anno avevo tirato dritto fino all’ultima settimana di agosto: ancora un sito web da sistemare, qualche soldo in più da risparmiare e il piacere di godermi la quiete calda della città quasi deserta prima della partenza per il grande viaggio. Destinazione: Cappadocia.
È successo però quello che capita a tutti una volta nella vita o negli incubi peggiori. Lo zaino gonfio pronto sul divano in posizione orizzontale, in mano il passaporto e quell’indugiare nel non sapere in quale tasca infilarlo. Il cellulare ha squillato e dall’altra parte una voce di donna mi annunciava in inglese che No, il mio aereo per la Turchia non avrebbe mai lasciato il suolo italiano quella mattina a causa di violente manifestazioni di dissenso popolare succedutesi nei principali centri urbani del Paese. I am so sorry.
Fine del viaggio più breve che abbia mai intrapreso, dunque: dal letto sfatto al divano di casa mia e in lontananza solo il miraggio di un rimborso a 60 giorni del costo del biglietto. Che fare adesso? In piedi a fissare lo zaino, la più preziosa reliquia ormai profanata, il passaporto stretto in una mano sudata, il cellulare ha vibrato nell’altra. Mittente: Luca. Messaggio: “Allora, ti conto tra gli ospiti il prossimo weekend? Fammi sapere quanto prima che avviso mia madre”.
Io e Luca abbiamo studiato insieme al Politecnico. Poi lui è tornato a Pignola, un paesino della Lucania, per sposare Luisa, la fidanzata di sempre, e vivere felice e contento. Erano giorni che mi cercava via email e al telefono per propormi di festeggiare i 10 anni dalla laurea e adesso il destino aveva deciso per noi.
Basilicata stiamo arrivando…
No Turchia e sì alla Basilicata. In mezzo a tanta improvvisazione, un’unica certezza: Bla Bla Car, soluzione lenta e low cost, la preghiera di capitare con dei compagni di viaggio che non parlino né troppo né poco e il conducente che …
Il conducente si chiama Saverio, meridionale doc, ha gli occhi sognanti e il sorriso disteso di chi sa chi è in ogni posto e situazione. È vulcanico, ama la musica e una lista infinita di cose, persone, ideali e cibo, in particolare mi parla del Caciocavallo Impiccato, una tradizione delle sue parti e presto un progetto da lanciare, un mondo di valori e sapori che una volta assaggiato non si scorda più.
E giù di racconti straordinari di aneddoti, antiche usanze e costumi per tutta la durata del viaggio culminati in un invito a una sosta di un giorno a casa sua per assistere e godere del rito dell’impiccagione e celebrare come si deve l’inizio delle meritate vacanze estive.
Così io, Luca, Luisa e tutta la famiglia di Saverio compresi vecchi e bambini ci ritroviamo carichi di cibo per un picnic nel bosco. Con cura Saverio ha scelto un angolo e allestito la scena. La brace fumava piano e appeso a un ramo basso di quercia giaceva lui, il Caciocavallo: tondo, genuino e saporito, pronto a sciogliersi come nessun altro formaggio. Tutto intorno: un coro di voci urla “impicchiamolo”, l’allegria della festa tra giovani entusiasti e anziani cantastorie, il piacere di ritrovarsi, la musica di un tempo andato e di un presente che, in fondo, non è poi tanto male.
Ripensando al Caciocavallo Impiccato…
Due settimane dopo, disteso sul divano di casa mia, ero ancora avvolto nella magia di quella terra e dal profumo del Caciocavallo Impiccato. Ho chiamato allora Saverio per dirgli ancora grazie e saperne di più di quel progetto strampalato di far rivivere al mondo l’esperienza dell’Impiccagione anche a casa propria.
Dopo due giorni, il corriere mi ha consegnato una scatola con dentro un’asta per impiccare un profumatissimo caciocavallo dolce, insieme a del miele, tartufo, peperone crusco fritto e una bottiglia di Aglianico DOC.
La domenica dopo Carla una amica fotografa, Alberto un collega e la sua ragazza Sandra giornalista, erano ospiti da me. Insieme abbiamo messo in scena il rito antico del Caciocavallo Impiccato sciogliendolo su una fragrante bruschetta. A turno abbiamo evocato storie e paesaggi lontani e convenuto su un punto: è incredibile quanto può accadere da un imprevisto apparentemente negativo se solo decidiamo di farci sorprendere dalla vita.